“Nel dibattito aperto sulla gestione della autostrade italiane, stiamo vivendo un paradosso che coinvolge un’infrastruttura che si snoda in quattro regioni, in un’area del Paese decisiva per una ripresa nella crisi economica prodotta dall’emergenza. Il paradosso si chiama A22 del Brennero, autostrada che insiste su uno dei principali corridoi europei e che tocca Trentino Alto Adige, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.
Autostrada che investe e ha investito da sempre in tecnologia e sicurezza, come dimostrano i dati contenuti sull’incidentalità. Autostrada che propone tariffe calmierate, tra le più basse del comparto italiano. Autostrada che ha garantito e garantisce manutenzioni ordinarie e straordinarie per valori di gran lunga superiori alla media nazionale. Autostrada che è gestita da una società, Autobrennero, saldamente in mano agli Enti pubblici Locali, che ne posseggono l’86% delle quote. Una società caratterizzata da finalità di rilevanza pubblica negli investimenti e, allo stesso tempo, da una gestione manageriale efficiente mutuata dalle dinamiche delle più eccellenti aziende private.
Un sistema che funziona e ha funzionato, dati e conti alla mano. Almeno fino ad oggi, ed arriviamo al paradosso. Infatti il Governo, con una norma prospettata agli enti pubblici soci di A22, sembra voler rottamare questa fuoriserie delle autostrade, almeno così come l’abbiamo conosciuta e così come l’abbiamo apprezzata. Norma che di fatto rappresenterebbe una ‘nazionalizzazione’ mascherata con conseguenze economiche enormi. Il punto è il rinnovo della concessione.
Nonostante la massiccia prevalenza pubblica nell’assetto societario e una normativa europea che permette la gestione in house anche a società con una piccola quota privata, come nel caso dell’Autobrennero, sembra impossibile rinnovare la concessione nella forma che ad oggi ha funzionato. Uno dei nodi è che Stato e Enti Locali figurano come soggetti diversi. Quasi ad affermare che Comuni e Province siano figli di un Dio Minore all’interno dello Stato e non, di fatto, l’espressione democratica dei cittadini nel governo dei propri territori e nel principio elementare di sussidiarietà. Se le norme dicono diversamente, evidentemente quelle norme, e non altre, non sono corrette e vanno cambiate.
Invece, pare si voglia modificare il codice civile facendo appello a una concezione del rapporto Stato – privati, bolscevica più che democratica. Un disegno che prevederebbe una sorta di esproprio delle quote dei privati a una somma definita centralmente, al fine di rinnovare la concessione ad enti locali che, nella migliore delle ipotesi, si troverebbero nell’immediato a far fronte a esborsi enormi e, tra un paio d’anni, sarebbero quasi certamente implicati in una causa da decine di milioni di euro promossa dai soci estromessi. Una iniziativa legislativa che avrebbe poi conseguenze ancora più estese in ambito degli investimenti internazionali, già storicamente incerti e discontinui nel nostro Paese. Quale azienda di oltre confine sarebbe disposta a investire in una nazione che, dall’oggi al domani, espropria i privati con una norma? Poche o nessuna, almeno in occidente, almeno in questo secolo.
E per i territori dell’autostrada del Brennero, che fine farebbero i due miliardi di investimenti assicurati dalla società nei prossimi dieci anni? E, soprattutto, per sostenere questa ‘nazionalizzazione’, di quanto si dovrebbero moltiplicare le tariffe? Quali le ricadute sui milioni di cittadini e aziende che utilizzano ogni anno tale infrastruttura? E per i turisti diretti in Italia? Quante opere nei territori di quattro regioni, oggi programmate da Autobrennero, rischierebbero di fermarsi se si aprisse un contenzioso da decine e decine di milioni di euro con i soci privati estromessi? Una soluzione alternativa a questa grigia prospettiva c’è ed è immediatamente percorribile anche a livello normativo: un’estensione della concessione di 10 anni che garantirebbe la gestione eccellente dell’autostrada così come la conosciamo, con investimenti di 2 miliardi sull’infrastruttura senza oneri per lo Stato.
Nel frattempo logistica e mobilità si evolveranno, verrà aperto il tunnel del Brennero. In sostanza vi saranno nuovi elementi per ritarare la concessione in futuro, per riflettere, analizzare ed approntare una modifica normativa realmente orientata allo sviluppo del Paese. Altrimenti prepariamoci a tariffe più alte, servizi e manutenzioni probabilmente ridotti rispetto al passato, contenziosi milionari. E, per il valore dell’Autobrennero nell’economia del Paese e nei trasporti, ciò non sarebbe un problema di quei territori, di quelle sole quattro regioni, ma nazionale”.
Lo dichiarano i deputati della Lega Lorenzo Fontana, segretario della Liga veneta, e Paolo Paternoster, componente della commissione Bilancio della Camera.