Bruxelles, 5 aprile 2020 – Iniziano a rientrare i primi veneziani bloccati all’estero dalla diffusione del coronavirus. Paolo Borchia, europarlamentare e coordinatore di Lega nel Mondo, delinea il punto della situazione: ” Alessandro , della provincia di Venezia, si trova a Cuba con moglie e figlia. Partiti da Milano il 18 gennaio, sono rimasti bloccati dal 25 marzo a causa della cancellazione di diversi voli. Dopo i primi contatti con l’ambasciata, hanno percorso 800 km in auto da Bayamo a L’Avana, riuscendo finalmente a prenotare un biglietto che li riporterà in Italia. Il loro rientro volo partirà oggi per Fiumicino, l’ambasciatore Ferrari mi ha rassicurato in tal senso”.
Dall’Australia , invece, qualche spiraglio secondo Borchia: ” Giulia , 25 anni, di Venezia, bloccata a Sydney al momento si trova in buone condizioni di salute e di umore. Stamattina ho avuto un lungo colloquio con l’ambasciatrice Tardioli, al momento sono disponibili opzioni commerciali operate da Qatar Airways. La situazione interna è accettabile, il governo ha previsto misure limitative dal 20 marzo e ha disposto le chiusure di attività non essenziali, mentre i contagi sono attorno ai 5.000 casi. Inizialmente si era verificato qualche problema nei contatti tra Giulia e il consolato, risolti dopo il colloquio con l’ambasciatrice”.
In Marocco , invece, il caso più delicato: ” Massimo , di Campolongo maggiore, al momento sta cercando soluzioni per il ritorno, – spiega Borchia – situazione complicata, visto il numero elevato di connazionali che stanno cercando di rientrare, cui si somma quello dei numerosi marocchini residenti in Italia. Anche in questo caso, continuiamo ad interpellare il nostro consolato, la situazione può cambiare di ora in ora”.
“Infine, del caso delle due studentesse bloccate in Nepal – conclude Borchia – sono stato informato nelle ultime ore, aprendo un dialogo con il console Tagliaferri e con l’ambasciatore De Luca; in base alle informazioni che riceverò, sono pronto ad attivare in tempi brevi anche l’ambasciata dell’Ue a Katmandou. Risulta che alcuni italiani siano rientrati con l’aiuto di ambasciate straniere, serve un coordinamento maggiore in questi casi”.