“Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, temi di questa portata e complessità come il fiscal compact e il Fondo «salva Stati» o MES non possono essere trattati con questa superficialità e ritengo sinceramente deludente la relazione di ieri in Commissione del Ministro Grilli, una relazione prive di risposte sui reali problemi sollevati dalla Lega Nord ma anche da molti altri colleghi della maggioranza che sostiene questo Governo.Una trattazione in Commissione e in Aula di sole poche ore per un tema così importante.
Oggi state commentando un grave errore, sottovalutando la portata di questo provvedimento. Queste sono decisioni che condizioneranno per sempre la nostra vita e quella dei nostri figli, decisioni che cambieranno la nostra autonomia in sede economica, di bilancio e fiscale. Un’unità economica e politica che non esiste, rendetevene conto, questa è un’irrevocabile cessione di sovranità nazionale a favore di organismi comunitari, ma legittimati da chi? Dal popolo, forse? Certo, no. Il popolo, signor Presidente, è lontano mille miglia da quei centri di potere dei burocrati europei che però voi conoscete molto bene e che decideranno anche per tutti noi.
L’euro, una grande invenzione dei poteri forti dell’Europa, così grande che ha dimezzato subito il potere di acquisto delle nostre famiglie e colpito le nostre aziende, euro che ci ha scippato la possibilità di svalutare la nostra moneta, la lira, la vecchia lira, ma che in un periodo di grave recessione come questo avrebbe permesso un rilancio delle esportazioni e una maggiore competitività del nostro Paese.
Caro Presidente Napolitano, lei ci ha presi in giro. Lei ci ha fatto credere che lo spread fosse il male di tutti i mali e che l’unico Governo legittimamente eletto dai cittadini andasse rimosso a tutti i costi. Adesso che lo spread è tornato a ben 500 punti sui bund tedeschi, cioè peggio dell’ottobre scorso, cosa racconterà al Paese? Questo vale anche per il Presidente Monti, che doveva avere vinto la sua battaglia contro lo spread solo con l’annuncio del Fondo «salva Stati» ed ora si trova nella stessa situazione che ha portato alle dimissioni del Governo precedente, e ciò avviene solo tre settimane dopo che tutti i maggiori quotidiani italiani avevano lodato il prodigio di Monti al vertice europeo di Bruxelles.
In realtà il vertice non ha prodotto alcun successo, se non quello di impegnare i cittadini italiani a pagare decine di miliardi che andrete a cercare nelle tasche dei cittadini. Con il fiscal compact è previsto un pareggio di bilancio in maniera rigida, misura che anche noi della Lega Nord valutiamo positivamente. Abbiamo votato con convinzione il pareggio di bilancio in Costituzione ma purtroppo non finisce qui. Ci siamo impegnati anche – e non lo sappiamo se ridere o piangere – alla riduzione del debito pubblico di un ventesimo l’anno, cioè 40 miliardi all’anno. Il Presidente Monti ci deve spiegare come farete a rispettare questi parametri senza alzare ancora le tasse o peggio ancora senza chiedere aiuto all’Europa. Dove prenderete questi 14 miliardi all’anno che dobbiamo versare subito e i restanti 111 in cinque anni per il MES, il nostro contributo alla costituzione del Fondo «salva Stati»?
Tutto ciò, con un debito pubblico che è arrivato a 1.966 miliardi – 17 miliardi non in un anno, ma da aprile a maggio di quest’anno – e con le previsioni del Fondo monetario internazionale, che attestano il
debito pubblico italiano al 125,8 per cento del PIL nel 2012 e al 126,4 per cento nel 2013, cioè 2,5 e 2,6 punti percentuali in più rispetto alle stime; con interessi passivi sul debito che, a fine anno, supereranno i 100 miliardi di euro.Ma vi rendete conto che ci state prendendo in giro con queste manovre (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Dite fin d’ora che il pareggio di bilancio non sarà mai raggiunto, se non con una seria applicazione dei costi standard e del federalismo a tutti i settori della pubblica amministrazione, anche ai Ministeri.
Il fiscal compact ci impone il pareggio di bilancio e un piano di rientro del debito che, così come impostato dal Governo, è evidentemente insostenibile. Noi non siamo contrari alle misure anticrisi, non siamo contrari ai piani di salvataggio dei Paesi comunitari, ma vorremmo vedere una vera spending review, una seria politica di taglio delle spese improduttive che sono sotto gli occhi di tutti. Vorrei citare un esempio di questi giorni sul versante interno dei bilanci regionali. Scopriamo solo ora dell’emergenza, del fallimento di alcune finanze regionali del Sud Italia: mi riferisco alla Sicilia.
La Sicilia è a rischio default per ben 5 miliardi di «buco». Ma questa è la Sicilia dei 17 mila dipendenti regionali, con più di 1.400 dirigenti, lo ripeto, 1.400 dirigenti! La Sicilia dei 28 mila forestali, con un costo di 700 milioni all’anno! La Sicilia degli sprechi dei fondi FAS e dei finanziamenti europei mai sfruttati! La Sicilia del comune di Godrano, dove nove cittadini su dieci sono forestali, lo è anche il sindaco e tutta la giunta, che vanno a fare le riunioni al bar.
È questo lo scempio! Non era sotto gli occhi di tutti? Ed ora, dovremo anche inviare un commissario, magari, con il solo scopo di ripianare, ancora una volta, gli sprechi di una sola parte del Paese. Fatelo, fatelo toccando i risparmi delle famiglie del Nord e noi della Lega vi promettiamo che, questa volta, la rivolta fiscale la facciamo noi, a fianco delle nostre famiglie e delle nostre imprese che vi mantengono.
Noi della Lega siamo stati i primi a denunciare gli sprechi della pubblica amministrazione, della spesa pubblica dello Stato, di quella inefficiente. Ma vi state rendendo conto di cosa significhi il fiscal compact? Su questi meccanismi, proprio in Germania, i tedeschi, additati come i principali artefici di tali scelte, non hanno accettato passivamente le nuove regole: infatti, è in corso un dibattito vero e sono stati presentati numerosi ricorsi alla Corte costituzionale contro questi Trattati per verificare la loro compatibilità con l’ordinamento federale.
Oltre alla Germania, anche la Francia ha espresso gli stessi dubbi di costituzionalità. Insomma, le strategie contro la crisi sono bloccate proprio dai due più importanti Paesi d’Europa.
Evitare il referendum popolare è stato, dunque, un grave errore – avevamo chiesto di coinvolgere i cittadini su queste scelte -, un errore destinato a minare tutto l’impianto futuro dell’Unione. Senza legittimazione popolare, senza identificazione culturale e identitaria, questa Europa non ha futuro: i cittadini la vedono solo come un mostro burocratico, che entra nelle loro case e regolamenta ogni aspetto della loro vita, anche economica, che pone ad ognuno dei vincoli ma, in cambio, non dà nulla.
Mentre oggi ancora si discute di quale sia la ricetta da usare per uscire dalla crisi, con questo provvedimento noi mettiamo un vero e proprio cappio al collo alla nazione, ci precludiamo, in futuro, qualunque possibilità di favorire la ripresa economica e gli investimenti per lo sviluppo.
La Commissione europea ci dirà cosa possiamo o non possiamo fare in sede di bilancio, o, peggio ancora, con il fiscal compact qualsiasi altro Stato, se riterrà i nostri conti non in ordine, potrà citarci in giudizio di fronte alla Corte di giustizia.I 500 miliardi di euro del Meccanismo europeo di stabilità non saranno sicuramente sufficienti. Lo sappiamo fin d’ora. Si tratta di un fondo in cui noi versiamo soldi pubblici, dei nostri cittadini, ma che sarà governato da un consiglio di governatori, non eletti dai cittadini, che godranno della massima immunità in tutte le loro decisioni e azioni.”
Questi signori decideranno, quindi, della nostra spesa pensionistica, sociale, sanitaria e dell’istruzione. Se il salvataggio comprende anche il sistema bancario, sono d’accordo i cittadini di pagare proprio per coloro che hanno creato i titoli spazzatura e i derivati, per chi ha lucrato sulla speculazione finanziaria che ha causato la crisi economica attuale?
Se siamo giunti ad un’Unione monetaria rivelatasi fallimentare, è legittimo, prima di compiere ogni passo cedendo completamente la sovranità di bilancio, fiscale e politica, ragionare sulle cause e sulla debolezza dell’attuale sistema.La debolezza è quella di un’Europa costituita al contrario, partendo dai mercati, dai beni e dalla moneta, anziché dai popoli, dalle culture e anche dalle idee: idee che mancano
Non siamo contro l’Europa, non lo siamo mai stati. Siamo contro l’Europa dei burocrati, siamo contro l’Europa che non difende i nostri prodotti, siamo contro l’Europa centralista che vuole decidere su tutto…Noi siamo per l’Europa dei popoli, delle lingue regionali, delle macroregioni economiche e industriali: la vera Europa federale che tutti vogliamo.”
Massimo Bitonci