“Mi chiedo quanti nelle istituzioni Ue abbiano letto ‘Il Processo’ di Franz Kafka, perché ho l’impressione di assistere ad un dibattito surreale, la cui sentenza è già stata emessa. E’ un ricatto politico, una storia già scritta: era evidente a tutti che approvare a maggioranza qualificata un regolamento controverso avrebbe avuto come conseguenza il veto sul bilancio, che allungherebbe le non già non brillanti tempistiche del Recovery plan. Le Relazioni esterne si occuperanno di Turchia, dove i diritti umani sono calpestati e la libertà di stampa è inesistente; questo Parlamento, anziché fare ammenda sui miliardi di euro regalati a Erdogan, trova il tempo a dibattere su Polonia e Ungheria. Potrebbe approfittarne per dibattere sullo stato di diritto dalle parti di Ankara.
Sulla sicurezza, non dimentichiamoci quanto successo solo poche settimane fa a Nizza e a Vienna: in uno dei due casi, l’assassino era approdato sulle coste italiane illegalmente; non dimentichiamoci neppure che lo scorso anno qualcuno in Ue pensava a una procedura d’infrazione contro l’Italia, il cui Ministro dell’Interno Salvini ha tentato di porre argine al business dell’immigrazione clandestina. Serve un cambio di passo, perché se a Bruxelles di discute, nel resto d’Europa la gente muore”
Così Paolo Borchia, europarlamentare della Lega, nel suo intervento durante la sessione plenaria del Parlamento europeo.