“Le richieste del presidente Zaia di ripristinare i servizi ferroviari come nel periodo pre Covid non convincono la consigliera Baldin? Reagiscono così anche i bambini quando spieghi loro che Babbo Natale non esiste”.
L’assessore regionale ai trasporti, Elisa De Berti, risponde così alla consigliera pentastellata Erika Baldin, secondo la quale la Regione starebbe tergiversando sul fronte del trasporto pubblico locale.
“L’unica cosa di buonsenso detta dalla Baldin – sottolinea l’assessore – è quella di darsi una mossa: peccato che rivolga l’appello al soggetto sbagliato, evitando furbescamente di indirizzarlo a chi davvero è responsabile dei disservizi, cioè quel governo centrale nel quale alloggiano comodamente i suoi compagni di partito, o di movimento che dir si voglia, che ha stanziato la miseria di 500 milioni di euro a livello nazionale, di cui, peraltro, non è ancora arrivato un solo centesimo, per ‘riequilibrare’ i bilanci delle società del TPL: briciole, che hanno fatto inalberare anche i governatori di altre Regioni, compresi quelli del centrosinistra”.
“Per quanto riguarda nello specifico il trasporto ferroviario – prosegue De Berti –, la Baldin evidenzia la sua scarsa conoscenza della situazione e una grande faziosità quando insinua che i treni non ci sono perché la Regione del Veneto non si è sufficientemente adoperata per garantirli. È falso! I dati sono questi: rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando il pericolo del Coronavirus era ancora lontano, oggi l’offerta, in termini di corse effettuate, è mediamente circa dell’85%, ma in termini di carrozze utilizzate, al fine di garantire un numero di posti adeguato nelle fasce di punta, la percentuale raggiunge quasi il 100%. In altre parole, tutti i treni disponibili stanno viaggiando per evitare il sovraffollamento e questo comporta l’assenza di servizi in talune fasce orarie, particolarmente quelle notturne”.
“La Regione – precisa l’assessore –, titolare del contratto di servizio, ha sempre potuto contare sugli introiti di Trenitalia derivanti dai biglietti, che coprono poco meno del 50% dei costi. Oggi l’utenza giornaliera è di circa 35 mila passeggeri contro i 160 mila del pre Covid, cioè meno del 22%. Noi abbiamo da subito chiesto a Trenitalia di prendere in considerazione le richieste che provengono dall’utenza, ma la drastica diminuzione di passeggeri e il mantenimento in esercizio di tutti i convogli, porta a una sola conclusione: il mancato introito della bigliettazione, dovuto al rispetto dei protocolli e in particolare alle regole di distanziamento imposte dai Dpcm, o viene sostituito da trasferimenti statali, che il governo ha sino ad ora negato, oppure le limitazioni imposte dalle norme devono essere superate. E le Regioni, a cui non spetta ripianare i disavanzi di esercizio e che comunque di risorse non ne hanno, non possono certo ordinare alle aziende di fallire”.
De Berti, poi, precisa, a proposito di uno dei motivi di maggior protesta, che il treno Venezia-Udine delle 23.01, è un “indiviso”, cioè non rientra nel contratto di servizio tra Regione e Trenitalia, e la sua attivazione dipende esclusivamente dal governo, “noi – afferma l’assessore – ne abbiamo già sollecitato il ripristino”.
“Se questo è l’andazzo degli amici della Baldin, bisogna altro che preoccuparsi per quello che potrà succedere a settembre – conclude De Berti – e la Regione del Veneto sta lanciando l’allarme da tempo al Governo, che è sordo o non vuol sentire. Continuerà il droplet? Ci saranno ulteriori risorse statali per i trasporti? Come sarà organizzata la scuola? Dai competenti ministeri alle infrastrutture e trasporti e dell’istruzione, MIT e MIUR, non abbiamo ricevuto nemmeno la più vaga indicazione. Se Baldin vuole rendersi utile, chieda ai ‘suoi’ ministri di diradare le nebbie che rendono seriamente incerto il futuro di tante famiglie, cittadini e lavoratori”.